Se non avessi più te…

testo Manuel Buttus
ricerca musicale e arrangiamenti Matteo Sgobino e Nicoletta Oscuro
con
Manuel Buttus: voce
Nicoletta Oscuro: voce
Matteo Sgobino: voce e chitarre

“Ed stato proprio lì, in quel preciso momento, mentre lei svuotava completamente quella bottiglia di birra sul mio pavimento, che ho cominciato a sentire dentro di me una montagna di rabbia che montava, che all’improvviso si materializzava, come un’ombra, scura, buia, nera…”.
Questa riflessione l’ho buttata giù, di getto, una notte di quelle notti che non dovrebbero mai esistere.
È stato anni dopo, rileggendola, che ho avuto paura e ho deciso di scrivere questo lavoro.
La violenza maschile nei confronti delle donne non è un fatto privato, ma è un fenomeno strutturale e trasversale della società e che affonda le sue radici nella disparità di potere fra i sessi.
Il “Delitto d’onore”, è stato abrogato solo nel 1981. Fino ad allora, commettere un omicidio al fine di “salvaguardare l’onore?”, prevedeva una sanzione minore, attenuata, rispetto all’analogo delitto di diverso movente. Perché l’offesa all’onore, arrecata da una condotta disonorevole (della donna), era gravissima provocazione.
E, la riparazione dell’onore, non determinava una riparazione sociale.
Noi uomini (sono io, questi uomini!), abbiamo perso il ruolo predominante che ci è appartenuto per millenni, e che nessuna moglie, compagna o madre, aveva mai osato mettere in discussione sino a questi ultimi anni.
E questa nuova condizione di maschio depotenziato, come la risolviamo?
Femminicidio, è un (brutto) neologismo inserito nel vocabolario e nel Codice Penale Italiano.
È un termine che si è consolidato in questi anni per descrivere l’assassinio di una donna per il carico specifico che si propone di significare.
La donna, viene uccisa, perché donna.
La vittima, è colpevole di essere ciò che è, dunque, meritevole di essere eliminata assieme alla sua specificità.
La femminilità è dunque una responsabilità di genere.
L’unica arma possibile è l’educazione, che insegni genere, differenze e uguaglianze.
Un’educazione, sociale, scolastica, familiare, culturale.
Un impegno che deve vederci tutti uniti e coinvolti.
Purtroppo, non credo che un lavoro teatrale possa far cambiare idea a qualcuno che decide di uccidere una donna.
Sarebbe troppo facile.
Ma da parte mi, c’è soprattutto l’esigenza di capire, come essere umano, cosa succede ad un altro essere umano quando compie una cosa che, alla fine, a me sembra il più grande esercizio di potere che ci sia. Una cosa che ha il sapore dell’onnipotenza: togliere la vita a una persona (DONNA) che, come ci hanno insegnato a “dottrina”, è una cosa che può fare solo Dio.
“Il diario di Giulia”, “Il punto di vista di lei” e “Se non avessi più te” sono tre storie. Queste tre storie cominciano con la Genesi… perché dalla “Notte dei Tempi”, siamo tutti responsabili.
Manuel

La musica e il canto in scena sono un veicolo stupefacente di comunicazione e di liberazione del flusso emotivo. In questo e con tutta la cura che serve cerchiamo ogni volta di farci veicoli di storie, valori, atmosfere, sospensioni e affondi. La musica che amiamo fare è sempre generosa in questo, sa rendersi luogo che accoglie le parole, le aiuta, le potenzia. Qui il tema è di quelli che pesano come macigni, qui si parla di vita vissuta, qui la cura dovrà essere ancora più speciale, far vibrare corde per far vibrare altre corde, riuscire a rendere udibile ciò che troppo spesso non si può ascoltare, dare a quei macigni un peso possibile, riuscire a trovare il canto giusto e l’esatto accordo.
Quando Manuel ci ha proposto di pensare ad uno spettacolo insieme, che coniugasse la nostra ricerca musicale e vocale con le storie che lui aveva scritto abbiamo incrociato le nostre strade.
Gli incontri e le collaborazioni arrivano quando è tempo che arrivino e allora sono naturali come tutte le cose che maturano tranquille. Stessa generazione, stessa periferica provincia, stessa passione per un teatro sincero e autentico, qualche ruga e ancora molta cura. E si va…
Nicoletta e Matteo